‘in questa fine di millennio che così spesso riflette sui confini fra l’individuale e il collettivo, su sviluppo tecnico e natura, i versi di un grande sacrificato della storia ci ricordano – con i modi, a lui inscindibili, del titanismo e della sensitiva fragilità – che per cambiare davvero è pur necessario custodire qualcosa’

 

(Cavaion, Colucci, Rizzi, Samonà, La poesia del ventennio postrivoluzionario, Esenin in Storia della civiltà letteraria russa, Utet)